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Innovazione. L’ultima lezione di Italo Calvino

Mercoledì 29 giugno 2022 – si è svolto il 27 giugno l’incontro “Innovazione. L’ultima lezione di Italo Calvino” promosso da Fondazione Corriere della Sera e Fondazione Pesenti, presso la Sala Buzzati del Corriere della Sera.

Ad aprire l’incontro Piergaetano Marchetti, Presidente Fondazione Corriere della Sera, che sottolinea l’importanza e l’originalità dell’incontro: “Oggi parleremo di innovazione, ma affronteremo il tema attraverso la lettura e l’analisi dell’ultima lezione di Italo Calvino, una scelta solo in apparenza contraddittoria. I nostri autori, Andrea Prencipe e Massimo Sideri, ci racconteranno, infatti, il loro approccio nell’affrontare le lezioni americane del grande e compianto letterato italiano nella nuova pubblicazione dal titolo: L’innovatore rampante. L’ultima lezione di Italo Calvino edito dalla Luiss University Press. I temi che di volta in volta scorrono sono leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e coerenza, alla ricerca di un connubio tra scienze umanistiche e canoni della ricerca scientifica, sempre basandosi sul fecondo lavoro degli opposti.”

Piergaetano Marchetti, Presidente Fondazione Corriere della Sera

“Questo libro non è un rifacimento delle lezioni americane, ma è un riportare alla realtà quella caratteristica innovativa che sottende a tutta l’opera di Calvino” Roberta Scorranese, Giornalista del Corriere della Sera e coordinatrice dei relatori durante l’incontro, apre il dibattito con la domanda agli autori: “Che cosa si intende per innovazione e, soprattutto, cos’è l’innovazione riferendosi a Italo Calvino?”

Roberta Scorranese, Giornalista del Corriere della Sera e coordinatrice dei relatori durante l’incontro

“Questo è un progetto nato insieme ad Andrea Prencipe, da una doppia e comune passione per l’innovazione e per l’opera di Calvino. Il nostro progetto infatti è quello di scrivere una trilogia, che proseguirà con L’innovatore dimezzato.” A presentare il libro è Massimo Sideri, inviato ed editorialista del Corriere della Sera: “Ci rendiamo conto che abbiamo toccato un mostro sacro, questo libro ci ha permesso di cambiare il nostro punto di vista e le nostre prospettive, come se fossimo saliti sulle spalle di un gigante, sapevamo che avremmo trovato un punto di vita molto aperto e molto difficile da decriptare, ma anche luminoso sull’innovazione. Italo Calvino infatti ha scritto queste lezioni proprio su invito dell’Università di Harvard, che gli aveva proposto di tenere sei interventi che interpretassero il nuovo millennio. E nelle lezioni egli si rivelerà profetico su molte intuizioni. Noi ci siamo limitati a seguire il suo ragionamento e analizzare il suo metodo, che porta alla distruzione di quei muri che tutti noi abbiamo costruito negli ultimi secoli per separare la cultura scientifica da quella umanistica.”

Massimo Sideri, inviato ed editorialista del Corriere della Sera, autore de “L’innovatore rampante. L’ultima lezione di Italo Calvino” pubblicato da Luiss University Press

“Abbiamo cercato di scavare nelle lezioni americane per comprendere quanto lo stesso autore sia stato in grado di scrutare effettivamente il futuro.” Andrea Prencipe, Rettore della Luiss e professore di Organizzazione e Innovazione, racconta al pubblico la genesi del progetto e spiega il così detto Metodo Calvino. “Calvino prova a illustrare sei concetti che possono essere utili per affrontare il futuro e noi siamo partiti proprio da questi per aprire una discussione sull’innovazione. Ma nello specifico che cos’è il metodo Calvino? Già nel titolo Sei memorie per il futuro si intuisce l’idea dell’ossimoro. Si tratta di un metodo che ci chiede di affrontare qualsiasi concetto partendo dal suo opposto. Ad esempio, quando parla di leggerezza si strizza l’occhio alla gravità, quando si parla di esattezza si sottolinea l’importanza dell’inesattezza, quando si illustrano le problematiche relative alla molteplicità si sottolinea l’importanza dell’unicità. Con una danza di opposti, emerge come Calvino sia riuscito a raccontarci quello che lui pensava potesse avverarsi nel futuro, spingendo con forza l’idea che ciascun concetto necessita del suo opposto per essere spiegato e per accadere. L’innovazione, infatti, è un processo che richiede la coincidenza di più opposti, un fenomeno che disobbedisce a qualsiasi regola, non a caso abbiamo utilizzato l’ornitorinco per la copertina del nostro libro, un animale che disobbedisce alle regole della natura.”

Andrea Prencipe, Rettore della Luiss e professore di Organizzazione e Innovazione, autore de “L’innovatore rampante. L’ultima lezione di Italo Calvino” pubblicato da Luiss University Press

“Nel libro si ritrovano inoltre tantissimi riferimenti al mondo dello spazio, a partire dalla parte incentrata sul tema della leggerezza percepita, con un riferimento alle missioni Apollo che hanno fatto riscoprire il tema della gravità ridotta, di questa leggerezza percepita per la prima volta, che ha dato modo di comprendere la gravità terrestre, sempre grazie al suo concetto opposto.” Per fornire il punto di vista di chi oggi si occupa attivamente di innovazione, ha chiuso l’incontro Valentina Sumini, Research Affiliate al MIT Media Lab e docente di Architecture for Human Space Exploration al Politecnico di Milano, che racconta di aver ritrovato nel libro molti aspetti perfettamente attinenti alla sua professione: “La figura dell’architetto dello spazio è vicina a quella dell’innovatore e riconducibile al tema dell’ornitorinco, si parla di una figura estremamente poliedrica e fortemente multidisciplinare, che progetta ambienti estremi, anche al di fuori dell’ecosistema terrestre. All’interno di questa attività di progettazione non basta pensare un progetto in termini architettonici, ma c’è una molteplicità di aspetti da tenere in considerazione, in primis le difficoltà di progettazione in ambienti ad atmosfera e gravità ridotte, dove cioè il corpo fluttua nello spazio. A questo si aggiunge il tema della lontananza da casa, che quindi coinvolge tutta una serie di professionalità rivolte al mondo della psicologia, per creare soluzioni per mitigare gli effetti negativi di isolamento in ambienti estremi nel caso di missioni a medio-lungo periodo. L’architetto si trova quindi nella posizione di coordinare queste professionalità altamente specializzate, con l’obiettivo di inquadrare la vita degli utenti e generare scenari di società al di fuori della Terra, su altri corpi celesti.”

Valentina Sumini, Research Affiliate al MIT Media Lab e docente di Architecture for Human Space Exploration al Politecnico di Milano

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