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Quale genere di crisi? Le donne e la pandemia

Giovedì 24 febbraio 2022 –si è svolto il 24 febbraio l’incontro “Quale genere di crisi? Le donne e la pandemia” promosso da Fondazione Corriere della Sera e Fondazione Pesenti, con l’intento di evidenziare il persistere di penalità che non possono essere ignorate in una società che voglia valorizzare il lavoro delle donne e che si interroghi sul declino della natalità.

Che la componente femminile stia pagando il prezzo maggiore della crisi innescata dalla pandemia è -oltre che opinione diffusa- un dato evidenziato da molte analisi degli ultimi mesi. Le donne, i giovani, gli individui disoccupati sono stati identificati come i gruppi di popolazione che più hanno risentito anche in termini di disagio psicologico.

La Commissione di Genere della Società Italiana di Economia -impegnata da anni nella raccolta, elaborazione e circolazione di informazioni riguardanti il gender balance- evidenzia come questa dinamica si innesti in Italia in un Paese già imprigionato da tempo in un equilibrio di bassa fertilità e bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro.

Dopo i saluti di apertura di Piergaetano Marchetti, Presidente della Fondazione Corriere che ricorda l’impegno congiunto con Fondazione Pesenti per affrontare i maggiori temi di attualità, apre il dibattito Rita Querzè del Corriere della Sera: “La crisi ha peggiorato la situazione ma l’Italia già partiva ultima in termini di parità uomini/donne sul mercato del lavoro” evidenzia “in Italia inoltre c’è un pay gap del 17%, dovuto in parte a percorsi diversi, ma molto a una vera e propria discriminazione.”

Rita Querzè del Corriere della Sera

 

Piergaetano Marchetti, Presidente della Fondazione Corriere

In Italia si parte anche da una situazione culturale sfavorevole al lavoro femminile” ricorda Alessandra Casarico, Professoressa di Scienza delle Finanze dell’Università Bocconi. “Nel nostro Paese una donna su due non lavora:  c’è stato un netto peggioramento nel dato dell’occupazione femminile a seguito della pandemia, molto più che in altre recessioni, più che nel 2008 e nel 2011-13, ad esempio”. Un tema fondamentale diviene in questo contesto la formazione e la consapevolezza: “il fattore culturale è fondamentale, combattere gli stereotipi fin dai primi anni scolastici, mostrare che tutti hanno diritto ad avere le stesse opportunità, può fare la differenza”. E sottolinea infine: “Sul fronte delle misure, molto importanti sono quelle che consentono di portare più risorse ai servizi di assistenza.”

Alessandra Casarico, Professoressa di Scienza delle Finanze dell’Università Bocconi

“I dati sulla natalità sono preoccupanti e con la pandemia prosegue un trend già ben evidente anche negli anni precedenti” ricorda Maria De Paola, Professoressa di Economia Politica dell’Università della Calabria “È necessario attuare e implementare delle politiche che aiutino la condivisione, il congedo parentale è un tema importante. Attualmente i dati indicano che sono le madri ad usufruire per l’80% del congedo facoltativo, mentre i padri si fermano al 20%, nel 2005 addirittura si partiva da un 5%. Si nota una crescita del valore, ma ciò non basta, i tempi sono troppo lunghi.”

Maria De Paola, Professoressa di Economia Politica dell’Università della Calabria

Il mercato del lavoro inoltre” prosegue Rita Querzèopera con una sorta di pregiudizio a monte, come se già considerasse come dato di fatto l’impegno a casa a carico delle donne.”

Dida: Da sinistra Alessandra Casarico, Maria De Paola, Maurizio Ferrera e Rita Querzè all’incontro “Quale genere di crisi? Le donne e la pandemia” promosso da Fondazione Corriere della Sera e Fondazione Pesenti

“l’Italia oggi ha un tasso di occupazione femminile del 50%, mentre la Francia, Paese per molti aspetti paragonabile, si attesta al 69%. In questo quadro, il PNRR ha un obiettivo di incremento del tasso di occupazione femminile poco ambizioso, pari al 4%” Maurizio Ferrera, Professore di Scienza Politica dell’Università degli Studi di Milano, sottolinea come per affrontare una situazione così complessa non sia sufficiente una misura singola, serve una strategia complessiva e vincolante: “se non si definiscono degli impegni concreti e delle scadenze si rischia di non risolvere o di rallentare la risoluzione di questo genere di disuguaglianze”. E conclude: “servono anche i gesti simbolici, nei Paesi del nord il congedo di paternità è chiesto anche dai Ministri e per periodi estesi.”

Maurizio Ferrera, Professore di Scienza Politica dell’Università degli Studi di Milano

 

Maria De Paola, Maurizio Ferrera e Rita Querzè all’incontro “Quale genere di crisi? Le donne e la pandemia” promosso da Fondazione Corriere della Sera e Fondazione Pesenti

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