FONDAZIONE PESENTI ETS

Centro Nutrizionale Farim: Una storia, di impegno e solidarietà

Nella missione di Farim, tutto è cominciato da una “situazione limite”: molti bambini morivano perché denutriti e altri venivano abbandonati perché le mamme non erano in grado di provvedere loro.

 

A questa situazione la comunità missionaria dei Padri Oblati di Maria Immacolata ha risposto con il progetto del “Centro Nutrizionale: Casa Emanuele” sotto la guida di Padre Carlo e con l’aiuto di due suore dell’Angola.

 
 
 
 


 
 

 
 


 
 

Si è cominciato in una capanna, ma poi, come raccontano i Padri Missionari “la Provvidenza ha permesso di costruire il Centro Nutrizionale vero e proprio”.

 

In questo caso la Provvidenza era il dolore di una famiglia, che perdendo tragicamente il figlio “Emanuele” a 18 anni, si è impegnata a dar seguito al desiderio del ragazzo di studiare medicina per poi andare in Africa. Così, con il loro aiuto e quello di tutti i loro amici, è stato inaugurato il “Centro”.

 

Nel frattempo, era stata fatta formazione, come infermiere professionale, a un padre oblato senegalese e in questo modo il Centro ha potuto acquistare un direttore competente.

 

Col passare del tempo il Centro è diventato sempre più un segno di speranza per tutta la regione: qui arrivavano i gravemente denutriti, specialmente da 0 a 6 mesi, quelli che stavano riprendendosi, e poi i bambini ammalati con le loro mamme.

 
 


 
 

 
 


 
 

 
 


 
 

 
 


 
 

Le mamme venivano guidate nella cura dei figli e i bambini visitati ogni 15 giorni. Ma il lavoro della comunità missionaria non si limitava al solo Centro: c’erano anche le visite ai villaggi dispersi in mezzo alla foresta in un territorio di circa 100Km di estensione e collegati solo da piste.

 

L’attività al Centro proseguiva regolarmente, ma ormai gli spazi cominciavano a farsi piccoli per accogliere tutti. Ancora una volta però la Provvidenza è tornata a dare una mano ai missionari. Stavolta si chiamava Borboleta, farfalla in portoghese: una piccola farfalla in acciaio, un edificio chiuso dove curare i bambini affetti da glaucoma in uno spazio protetto dal rischio di infezioni causanti cecità.

 

L’infermeria per l’infanzia “Borboleta”, voluta dall’associazione ONG “Gruppo 29 Maggio” e sostenuta dal Politecnico di Milano – polo regionale di Lecco, ha visto il contributo da parte di realtà della filiera delle costruzioni, che hanno fornito materiale e prestato il loro know-how gratuitamente.

 

Ora però la missione è alle prese con una nuova situazione: i costi dei prodotti per la nutrizione dei bambini e delle mamme sono alti e difficili da sostenere, arrivando per la maggior parte dall’Europa (latte in polvere per i più piccoli, zucchero, olio, riso e altro).

 

Gli Operatori del Centro hanno perciò pensato a un programma di “Nutrizione alternativa” valorizzando in modo adeguato i prodotti della Guinea Bissau e abbassando i costi della gestione del Centro.

 
 


 
 

 
 


 
 

 
 


 
 

 
 


 
 

Si è resa perciò necessaria la realizzazione di una nuova costruzione per poter utilizzare le risorse alimentari del posto, preparare cibo per le varie realtà dei bambini e delle mamme, tenendo conto che il Centro segue un bambino dalla nascita, e anche prima, fino ai 24 mesi.

È stato così avviato l’acquisto degli strumenti necessari a macinare ed essiccare, con la consulenza di alcuni esperti della capitale Bissau, per aiutare il Centro ad avviare una produzione propria.

 

A questo punto mancava solo l’edificio per ospitarli: una struttura di 6m per 9/12m in grado di contenere gli ambienti per lo stoccaggio, la lavorazione e la distribuzione.

 

Ed ecco ancora una volta la Provvidenza nella forma di una installazione in acciaio presentata alla Milano Design Week 2018 progettata dal Politecnico di Milano e spedita a Farim con l’aiuto di Fondazione Pesenti.

 

Una struttura prefabbricata negli elementi portanti, con le restanti parti realizzate in loco come era già stato fatto per la scuola vicina al Centro, che ospita 500 ragazzi, e per la missione di Cacine.

 

Ora ci sarà il problema della costruzione vera e propria, dove dovranno essere impiegati degli operai del posto oltre al lavoro gratuito di un gruppo di volontari, e certo ci saranno ancora costi da sostenere, ma come dice Padre Marcellino “anche questa volta la Provvidenza non mancherà”.

 
 


 
 

 
 


 
 

 
 


 
 

 


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